mercoledì 5 luglio 2017

L'EDICOLA DI LOU - Stralci, cover e commenti sui telefilm dai media italiani e stranieri
CORRIERE DELLA SERA
In "Glow" racconto femminile a due livelli come in "OITNB"
"«La maggiore virtù del catch è di essere uno spettacolo eccessivo. Vi troviamo un'enfasi che doveva essere quella dei teatri antichi. (...) Certe persone credono che sia uno sport ignobile. Il catch non è uno sport, è uno spettacolo». Si potrebbe andare avanti a lungo a citare il celebre saggio che Roland Barthes ha dedicato in Miti d'oggi al wrestling (all'epoca chiamato catch, termine che è rimasto anche nella traduzione italiana). Oltre sessant'anni dopo essere stato scritto, rimane ancora lo strumento più utile e affascinante per capire questo spettacolone dal vivo, che in America è parte integrante della cultura pop, anche televisiva. Così importante che Netflix gli ha dedicato una delle serie più interessanti della stagione, «Glow». Ambientata nei tardi anni 8o, che tornano protagonisti dopo «Stranger Things», è ispirata alla storia di «Gorgeous Ladies of Wrestling», un programma televisivo a basso costo, l'equivalente tv di un b-movie, che vedeva protagoniste un gruppo di donne lottatrici. La serie Netflix racconta il dietro le quinte della produzione dello show: dal casting delle protagoniste (tutte attrici di belle speranze senza nessuna esperienza nel campo), alle velleità artistiche del regista, che si considera un autore, al ruolo del produttore belloccio pieno di soldi, fino alla ricerca del tipo che ciascuna lottatrice dovrà interpretare, con costumi e mosse. Come in tutte le serie più riuscite, il racconto si gioca su un doppio livello: da un lato c'è il fascino per gli anni 8o, il culto per una certa Hollywood minore, colorata e camp. Dall'altro quello dei ritratti delle protagoniste, ciascuna con la sua storia che l'ha portata fino al ring di «Glow» per ragioni molto diverse. Il cast femminile è corale e molto diversificato, il pensiero corre subito a «Orange Is the New Black», uno dei primi successi di Netflix la cui produttrice Jenji Kohan è coinvolta anche in «Glow»". (Aldo Grasso)

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